Arci Nazionale 22-05-2025
RAFAH, 18 MAGGIO 205 – La delegazione promossa da AOI, ARCI, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati, docenti universitari, giornalisti e giornaliste è arrivata al valico di Rafah. Il nostro obiettivo era chiaro: entrare a Gaza per contribuire a rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette.
Ma quel cancello è rimasto sbarrato.
Con noi, fuori, sono rimasti anche acqua, cibo e medicinali.
Intorno, continuano a risuonare le esplosioni dei bombardamenti israeliani.
Il governo Meloni ha scelto deliberatamente di non intervenire.
Nessuna iniziativa diplomatica e nessuna pressione per l’apertura del valico.
Solo complice immobilismo, responsabilità politica davanti alla tragedia in corso.
Il tempo è finito. Se non si agisce subito quel valico verrà riaperto solo per deportare la popolazione palestinese e completare l’annessione della Striscia di Gaza.
Nel frattempo, Israele continua – anche con il sostegno militare e politico dei governi europei – a colpire indiscriminatamente civili, strutture sanitarie, scuole e rifugi, distruggendo le infrastrutture essenziali e assediando la popolazione con fame, sete e mancanza di cure. Annuncia piani per militarizzare la distribuzione degli aiuti, mentre si moltiplicano deportazioni forzate e uccisioni mirate di giornalisti e soccorritori.
Davanti a questo valico sbarrato abbiamo alzato uno striscione con scritto: “Basta complicità”, accanto ai volti dei leader europei. La comunità internazionale osserva inerte uno sterminio in atto. I governi europei si sono voltati dall’altra parte. Questo silenzio è una responsabilità storica, politica e morale. Serve un impegno concreto per:
* Il cessate il fuoco immediato e permanente;
* l’apertura dei valichi e l’ingresso degli aiuti umanitari, condannandone la militarizzazione;
* la fine dell’occupazione illegale;
* la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi arbitrariamente detenuti da Israele;
* lo stop alla fornitura di armi a Israele;
* le sanzioni contro la leadership israeliana responsabile delle violazioni;
* la cooperazione con la Corte Penale Internazionale per l’esecuzione dei mandati di arresto;
* il rispetto delle ordinanze adottate dalla Corte Internazionale di Giustizia in relazione agli obblighi che derivano dalla Convenzione contro il genocidio;
* la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele.
Noi non ci fermeremo. Continueremo a denunciare, a mobilitarci, a portare la voce di chi è sotto assedio e costantemente minacciato dalle bombe.
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